Di seguito una descrizione storico geografica di Belluno, la nostra città, capoluogo della provincia più settentrionale del Veneto, fino al confine di stato. 
Se vi interessa un approfondimento, meglio senz’altro andare a curiosare nel Sito di chi ha saputo descrivere con più ricchezza di particolari e immagini il nostro capoluogo. Tra i vari link:

www.webdolomiti.net
e poi…
http://www.infodolomiti.it/
Oppure tra quelli istituzionali:
www.comune.belluno.it
e poi…
www.provincia.belluno.it

Belluno Capoluogo di provincia del Veneto, conta circa 35.000 abitanti; il centro storico è posto su uno stretto ed elevato ripiano tra il Piave e il suo affluente, l’Ardo. La città è circondata dalle Dolomiti bellunesi e da altre cime prealpine. Sembrerebbe che il nome Belluno del capoluogo dolomitico, derivi dal celtico “belo-dunum” (città splendente). E’ questa, tra le tante, una delle spiegazioni più probabili. 
Ma prima dei Celti, i pre-indoeuropei lasciarono “la loro firma” su molte località e nomi comuni. Ad ogni buon conto la definizione di Città Splendente ci sembra perfetta sia dal punto di vista geografico e storico, sia da quello artistico e architettonico, culturale e produttivo. 

La geografia presenta una “Capitale delle Dolomiti” protetta a nord da “spalle” poderose e nelle stesso tempo affascinanti: il monte Serva, la catena della Schiara con il Pelf, la Gusela del Vescovà, le Pale del Balcon ed il Burel; ad ovest, il monte Terne, la Talvena, il Peron e, più avanti ancora, il Piz Vedana con sopra i Monti del Sole; immediatamente a sud, il Nevegal con il Col Visentin e poi, verso sud ovest, la lunga e dolce dorsale prealpina sino al Cesen; ad est. infine il Dolada e la corona dei monti dell’Alpago. 
In mezzo, a raccontar viva storia di cose, di gente comune ed anche di molti personaggi illustri, il fiume Piave. E proprio alla confluenza tra “la Piave” ed il torrente Ardo sorge su di un altipiano la parte più significativa, il centro storico di Belluno che, tra il dominio romano, il periodo medioevale e la vita nella “Serenissima Repubblica di Venezia, ha da raccontar significative e vive pagine. 

Visitare Belluno non è per nulla difficile e con un semplice itinerario, partendo da piazza dei Martiri, il vecchio e caro Campedel, si inizierà a scoprire, gustare ed apprezzare una cittadina che, usando una frase ormai scontata ma doverosa, appare proprio a misura d’uomo; non fosse altro per quel suo particolare “ritmo” da più parti ricercato, diverso da altre e maggiormente frenetiche sorelle venete. 

Piazza dei Martiri, il cuore commerciale ed il salotto dei bellunesi con i classici portici, il lungo e tradizionale “liston”, i curati e verdi giardini con la grande fontana e le panchine per il riposo; in mezzo, il monumento alla Resistenza opera di un illustre artista bellunese, Augusto Murer. Tra gli edifici che contornano la piazza, sia a nord che a sud , val la pena di ricordare la Chiesa di San Rocco (1530) con il suo attuale aspetto complessivamente rinascimentale e le pregevoli opere come il grande tabernacolo in legno dell’altare maggiore, opera del Besarel, “L’Assunta” attribuita a Palma il Giovane e “L’Estasi di San Francesco” del Diziani. 
Palazzo Doglioni, cinquecentesco e molto armonioso e Palazzo Fulcis-De Bertoldi da una parte, Teatro Comunale e Porta Dojona dall’altra, racchiudono Piazza Vittorio Emanuele; da qui, per via Roma con il Palazzo De Faveri ed il Pagani-Cesa, si arriva in Piazza Santo Stefano con la casa Barpo (poco più avanti l’inizio del caratteristico sobborgo Rivizzola) e, soprattutto, con la chiesa di Santo Stefano uno dei templi religiosi di maggior prestigio di Belluno. Il luogo di culto si presenta con la bella facciata, le finestre gotiche e lo stupendo portale. Suggestiva la bellezza interna della costruzione completata nel 1486 ed impostata a tre navate con grandi colonne in pietra bianca e pietra rossa. Tra le opere d’arte presenti si ricordano quelle di Jacopo da Montagnana, di Andrea Brustolon, Francesco Della Dia, della Bottega del Tiziano, di Cesare Vecellio, Francesco Frigimelica, Antonio Lazzarini, Gaspare Diziani ed altri pittori. 

La vicina piazzetta S. Stefano porta ancora “i segni e la devozione dei Serviti”; accanto alla chiesa si apre il chiostro del convento (ora sede dell’Intendenza di Finanza) di quest’ordine, qui rimasto fino al 1806. Il nostro itinerario ci riporta a Porta Dojona che si presenta internamente con strutture medioevali ed i battenti in legno ancor ben conservati; la parte che guarda Piazza Vittorio Emanuele, invece, risale al 1553 ed è chiaramente di impostazione rinascimentale. 

Dalla porta lo sguardo introduce via Rialto con il neoclassico Palazzo Minerva; poco prima, piegando a sinistra, si giunge in Piazza Mazzini (palazzi Doglioni e Sammartini) con i caratteristici portici laterali; più avanti la piazza si eleva la possente costruzione del Torrione, in zona privata, cerniera difensiva delle antiche mura settentrionali. 
Tornando in via Rialto, e dopo palazzo Minerva, si arriva in un altro “gioiello” di Belluno: Piazza del Mercato o più amorevolmente chiamata, anche per la tradizionalità veneta, Piazza delle Erbe. Incredibile la sua sonorità e la sua storia raccontata dagli edifici che la racchiudono: la Loggia dei Ghibellini, palazzo Tasso, Miari, il Monte di Pietà (terminato nel 1531) con la facciata sulla quale sono fissati numerosi stemmi dei vari podestà di Belluno, la chiesa del Monte dedicata alla Beata Vergine della Salute; in mezzo, la più antica delle fontane in pietra di Belluno dedicata a San Lucano e costruita intorno al 1410. 

Si continua per Via Mezzaterra tipicamente veneta nei suoi palazzi e nei colori. Più giù, piegando a sinistra e passando tutta via Brustolon con la Fontana della Motta, ecco il Seminario Gregoriano, il più “antico e noto centro storico, architettonico e culturale”. Rumori ovattati, silenzi sereni e luci smorzate offrono la sensazione di un tempo che si ferma. Pregevoli sono i due chiostri quottrocenteschi, la suggestiva Cappella Gotica, le molte opere d’arte, gli affreschi, le lapidi le iscrizioni antiche e le due preziose biblioteche, quella Gregoriana e, soprattutto, quella Lolliniana che conserva volumi, incunaboli, manoscritti e codici di inestimabile valore.

Ma altri “tesori” sono conservati nell’attigua chiesa di San Pietro datata 1750 e sorta sulla precedente costruzione -Tempio dei Minori- del 1326: “L’ Annunciazione”, opera dello Schiavone, “La Madonna col Bambino” di Sebastiano Ricci, pale lignee del Brustolon e gli affreschi della Cappella Fulcis . Uscendo dal Seminario e prendendo a sinistra ci si addentra tra i “momenti” più silenziosi di Belluno, al di fuori dei soliti luoghi deputati al tradizionale passeggio, alla chiacchiera, allo shopping. E’ Piazza S.Maria de’ Battuti con l’omonima ed antica chiesa (ora sconsacrata), la fontana di S. Elena ed il cinquecentesco “Ospedale” dei Battuti che introduce l’omonima via Santa Maria. Avanti, i palazzi Coraulo e Sammartino con Via Santa Croce ed i portici di palazzo Bolzanino; ancora più giù, Palazzo Nosadani detto anche del Capitano di Giustizia, via Torricelle (il nome richiama le torri che un tempo sorgevano sulle antiche mura) e la medioevale Porta Rugo in pietra d’arenaria con l’apertura verso l’alto e gli archi ogivali. Tutto ha il sapore di antico e di passato che sempre affascina. 

Risalendo via del Piave e lasciando sulla destra Via San Lucano ed i palazzi Reviviscar ed Alpago, si ritorna verso il centro di Belluno, arrivando in Piazza del Duomo, cuore politico di ieri e di oggi. Subito, la basilica di San Martino che fu la chiesa di Papa Luciani per vent’anni. L’interno maestoso, a tre navate, è elegante e sobrio nelle linee. Nella navata di destra, al primo altare, “San Bernardino” di Andrea Mendola detto lo Schiavone; al secondo altare i Santi Sebastiano, Gregorio Magno, Fabiano e il Podesta Loredan – in alto – “Madonna con Bambino” di Cesare Vecellio; al terzo, dipinto di notevole valore artistico di Jacopo Da Ponte: il Martirio di San Lorenzo; al quarto altare, “Deposizione dalla Croce” di Palma il Giovane. L’altare di fondo, a sinistra del coro, custodisce la reliquia della Santa Spina. 
Nella navata di sinistra, partendo dall’ ingresso: al primo altare, statuette di marmo raffiguranti S. Joathà e San Biagio al secondo, la rappresentazione della Sacra Famiglia di Dall’Olio; al terzo, i Santi della Controriforma ed al quarto una pala del Diziani, discepolo di Sebastiano Ricci, rappresentante la conversione di San Paolo. Lungo le pareti di entrambe le navate vi sono notevoli tele del Gabrieli e del Grappinelli. Merita due parole anche la Cripta del Duomo a due navate. Sopra l’altare, polittico quattrocentesco di Giovanni Francesco da Rimini, raffigurante “Fatti della vita di San Martino”; notevole l’arca marmorea della Famiglia Avoscan. Ritornando all’aperto salendo lo scalone, si presenta davanti orgoglioso il campanile, una delle più belle torri d’ltalia, opera di Filippo Juvara, completata nel 1743 ed alta ben 67 metri. Nel battistero, di fronte alla basilica, opera lignea, “Il Battista”, del Brustolon. 

Sempre nell’area di Piazza Duomo, bella la fontana di S.Gioatà; sorgono pregevoli palazzi come quello dei Rettori, ora Prefettura, edificato nel 1491 in stile romanico lombardo su modello di Giovanni Candi, il palazzo del Municipio (palazzo Rosso) costruito nel 1838 in stile gotico veneziano su disegni di Giuseppe Segusini; l’Auditorium, Palazzo dei Vescovi, con la Torre che risale al 1190; più avanti la Torre, i n via Ripa, il Palazzo Crepadona, moderno, attrezzato e polifunzionale centro culturale della città dove è stato posta la preziosa memoria romana, il sepolcro di Flavio Ostilio e della moglie Domizia, rinvenuto nel 1480. 
Sempre in piazza del Duomo, nel suo lato orientale, il palazzo dei Giuristi meglio conosciuto come Museo Civico che conserva cimeli bellunesi medioevali, iscrizioni, stemmi, colonne, cippi, are votive, mosaici, reperti dell’epoca della pietra, del bronzo e del ferro, raccolte di monete romane e ancora pregevolissimi ed importanti dipinti, incisioni, affreschi, sculture e poi cimeli vari di Gerolamo Segato sulla pietrificazione e mummificazione di parti organiche animali ed umane. 

Per Piazza Castello, con i ruderi della vecchia e munita fortificazione, si ritorna in piazza dei Martiri. Ma altri luoghi meritano due parole come la via Garibaldi, l’antico borgo Tiera che ancor oggi conserva la struttura originaria e, in alcuni isolati, persino le antiche funzioni. Val la pena di percorrere via Sottocastello che permette di vedere “sia il panorama unico verso il Piave, sia la parte alta della città con i tratti ancor ben conservati delle antiche mura”, oltre a portarci nell’antico Borgo Piave e più avanti per via Lungardo a Borgo Prà, rioni popolari della vecchia Belluno che conservano struttura e testimonianze interessanti. 
A Borgo Piave ancor oggi si ricorda e si rivive quella che era stata una delle più significative attività del Borgo e della sua gente: la fluitazione sulla Piave delle zattere che per secoli collegarono il bellunese a Venezia recando alla Serenissima prezioso legname e diverso altro materiale. Qui, intere generazioni di uomini scrissero pagine intense della propria ed altrui storia, una storia fatta di sacrifici, di impegno e dedizione, di maestria nel saper “muovere” i tronchi d’albero e condurre le zattere. 

Oggi, i “borghigiani” hanno voluto ricercare l’identità del loro Borgo rivierasco, hanno saputo recuperare e conservare l’importantissimo patrimonio storico facendolo conoscere alla generazioni più giovani. 
L’itinerario continua nei dintorni di Belluno in un’offerta di mille e mille pretesti per fermarsi. A Cavarzano, tra i più antichi insediamenti umani dell’intera Valle, la Chiesa parrocchiale conserva la preziosa Vergine in legno dorato opera di Andrea di Foro e proveniente dall’antica parrocchiale dei Santi Quirico e Giulitta. L’edificio dei primi del Seicento conserva, ancorché precariamente, pregevoli ed interessanti affreschi. 
Sempre in zona, da citare la chiesetta di San Liberale (un tempo di San Daniele) raggiungibile da Cusighe per Sala. E’ un complesso che si mostra con stile e con un interno non riscontrabile in altre costruzioni. Dall’edificio, immerso nell’ambiente naturale particolarmente bello, si guarda magicamente tutta la Val Belluna. 
Ma andiamo avanti verso il Col di Roanza alle cui pendici, dopo Sopracroda, incontriamo la cinquecentesca chiesetta di San Michele , tra le tantissime sparse tra le chine dei monti e dei colli. Dalla sommità del Roanza la vista spazia sul Monte Serva, la Schiara e sulla Valle intera. 
Sul versante destro del torrente Ardo, sempre a nord della città, si scorge la frazione di Bolzano Bellunese, base di accesso, da Case Bortot, ai rifugi ed al gruppo dolomitico della Schiara. Oltre “Boldan” ecco Tisoi, paesetto dagli esempi interessantissimi di architettura rurale e rustica, dalle stradine strette circondate da siepi che portano a solitari gruppi di case, come Zei, Giazzon e Zèneghe. 

Per chi ha più tempo, scoprire questi borghetti, questa semplicissima e dolce natura, le case, i cortili, le chiesette nascoste e preziose è davvero gratificante. E così, restando in zona, per il Bosco delle Castagne (purtroppo noto per l’impiccagione, nel 1945, dei partigiani) e la chiesa di San Francesco al Bosco, per Barp con le sue case disposte lungo la strada, per la cinquecentesca chiesetta di San Giorgio raggiunta per un sentiero molto suggestivo. E’ cosi per Libano e, scendendo velocemente da Bolago, per Orzes con la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, del Seicento. Avanti, Antole, Sois, Bes, Canzan, Salce e oltre, verso Feltre, San Fermo con l’antica chiesa dedicata ai Santi Fermo e Rustico che conserva pregevoli opere oltre a preservare antichi resti di lapidi e di scritte. 
Ed in tutte queste località del territorio comunale di Belluno trovano preziosa collocazione numerose Ville. E una presenza che permette di conoscere meglio l’intero ambiente, con la sua storia, la cultura e la civiltà. In ordine sparso ricordiamo la Villa Vescovile in panoramica posizione su Belluno con all’interno splendidi affreschi di Sebastiano Ricci, Villa Campana a San Lorenzo, seicentesca con aggiunto tempietto del XVIII secolo, Villa Pagani a Socchieva, Villa Gaggia (storico e tragico incontro tra Hitler e Mussolini) ed i suoi splendidi giardini, Villa Doglioni e Villa Butta a Cusighe, Villa Fulcis Montalban a Safforze, famosa per la sua architettura e per le decorazioni degli interni a stucchi ed affreschi. 

Da Belluno in direzione sud, passato il Piave ed il Ponte della Vittoria, verso San Pellegrino e la sua chiesetta, Villa Buzzati, casa natale del noto scrittore e pittore Dino, molto armoniosa nella sua architettura ed elegante nelle facciate affrescate e nei particolari decorativi. Ed ancora, Villa Coraulo ai Piai, una delle più belle ville del bellunese per l’armonia del complesso, con chiesetta annessa, e l’eleganza di molti dettagli; all’interno, bellissimi i soffitti alla Sansovina e le travi dipinte a disegni vari. 
E ci si spinge nell’Altipiano Castionese, ambiente ricco di interessante architettura rurale e rustica a Caleipo, Faverga, Cet, Sossai, e di una nobile architettura che nella Villa Miari Fulcis a Modolo trova importante esempio perfettamente inserito nella tradizione dei più significativi modelli veneti. 
Ma si sale ancora ed a conclusione ideale di questo itinerario si arriva, sempre in comune di Belluno, al Nevegal centro turistico estivo ed invernale dove le più svariate esigenze di vacanza trovano felice soluzione. In un ambiente naturale davvero splendido, si inseriscono con successo le innumerevoli possibilità di pratica sportiva, di partecipazione, di divertimento, di sereno riposo.